Come è ormai noto, nel 2011 il governo guidato da Mario Monti ha disposto la soppressione di alcuni enti previdenziali, al fine di riorganizzare in maniera più efficiente il sistema previdenziale e risparmiare sulla spesa pubblica. Il riordino in questione, previsto all’interno del decreto Salva Italia, con il pratico confluire di Inpdap e Enpals nell’Inps, ha provocato non pochi problemi di interpretazione, almeno nella prima fase. Gli enti sono in pratica scomparsi dal primo giorno di gennaio del 2012, ma le funzioni ad essi spettanti sono state appunto assorbite dal cosiddetto Super Inps, l’ente che ha in pratica raggruppato tutto il settore.
Indice dell'articolo
Il blocco dei prestiti Inpdap
Nei primi giorni successivi alla soppressione dell’Inpdap, si sono in effetti verificati alcuni problemi di non poco conto. Gli stessi che peraltro avevano caratterizzato gli ultimi mesi di vita dell’ente, quando il personale aveva in pratica smesso di prendere in considerazione le nuove richieste di prestiti, in attesa di direttive più stringenti.
Una fase che è però durata pochi mesi, quelli necessari per mandare a regime il nuovo soggetto risultante dalla fusione tra gli enti previdenziali. Una volta passato questo periodo, gli allarmi sono in pratica cessati, con la ripresa dell’erogazione dei prestiti a favore di dipendenti e pensionati della pubblica amministrazione.
Timori abbastanza comprensibili
I timori che hanno contraddistinto i primi mesi del 2012, poi naturalmente svaniti, sono da considerare come la naturale conseguenza della grande appetibilità dei prestiti Inpdap. Un appeal fondato in particolare sulla grande convenienza dei tassi di interesse applicati, spesso inferiori di molto a quelli praticati sul mercato. Tali quindi da fare di questi finanziamenti un prodotto creditizio estremamente gradito, soprattutto in un periodo in cui il sistema bancario continua a frapporre ostacoli verso chi richiede prestiti.
Quali sono i prodotti proposti dall’Inpdap
La proposta creditizia messa in campo dall’Inpdap prevede l’offerta di piccoli prestiti, prestiti in convenzione, finanziamenti pluriennali diretti e garantiti. E’ rivolta naturalmente a lavoratori e pensionati della pubblica amministrazione, ma i finanziamenti possono essere erogati in maniera indiretta anche ad altre categorie, a patto che i richiedenti vantino un rapporto di parentela con i primi.
La totale sicurezza dei prestiti Inpdap
Tra i principali motivi che hanno permesso ai prestiti erogati dall’Inpdap di calamitare grande consenso, c’è soprattutto la sicurezza del quadro in cui avviene il piano di rientro concordato a livello contrattuale. Una volta fissate le modalità e scelto il periodo in cui diluire il rimborso, si può essere certi che gli accordi non saranno modificati, ma resteranno in vigore senza sgradite sorprese.
I tassi di interesse in vigore nel 2017
Come abbiamo già ricordato, i prestiti erogati da Inpdap sono considerati con grande favore dall’utenza, per effetto di tassi di interesse molto contenuti. Una caratteristica confermata anche per quest’anno, se si pensa che per il piccolo prestito il TAN (Tasso Annuo Nominale) è fissato a 4,25%, mentre per i prestiti pluriennali si attesta a quota 3,5%.
Va però sottolineato che per capire il TAEG (Tasso Annuo Effettivo Globale), che è il vero indicatore in grado di dare un’idea sulla convenienza del finanziamento, occorre aggiungere una serie di spese come quelle di amministrazione, il pagamento del Fondo Rischi Inps e il premio compensativo per il rischio di insolvenza di cui si fa carico l’Inps.
La formula prescelta è la cessione del quinto
Infine occorre ricordare come la formula prescelta per il piano di rientro sia quella comunemente nota come cessione del quinto, ovvero la trattenuta del 20% sulla busta paga o sulla pensione. Una scelta derivante proprio dalla particolare platea cui si rivolgono i prestiti erogati dall’Inpdap, ovvero dipendenti e pensionati pubblici, i quali mettono al riparo l’ente dall’insolvenza proprio per effetto dei trattamenti economici di cui godono.