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Prestiti Inpdap senza busta paga

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Prestiti Inpdap senza busta paga? E’ possibile? Sicuramente sì dato che la crisi economica e di liquidità ha colpito non solo i dipendenti del comparto privato e i lavoratori autonomi ma, pure, i dipendenti del pubblico impiego. Il contesto macroeconomico e di recessione economica non è assolutamente dei migliori: la crisi economica globale ha sicuramente colpito moltissime famiglie italiane e ha portato alla perdita del lavoro o alla precarietà dello stesso; proprio in un contesto in piena evoluzione e dinamicità, gli operatori del credito (banche e società finanziarie) si sono adeguate alla domanda, offrendo i prestiti senza busta paga.

Questa tipologia di prestiti ha come destinatari tutti i soggetti che non ha la possibilità di offrire come garanzia una busta paga: possono essere soggetti disoccupati senza un posto di lavoro ma, anche, i lavoratori atipici o precari o soggetti autonomi, titolari di Partita Iva. Ciò che si deve fin da subito dire in materia di prestiti per i senza busta paga è che questa categoria di prestiti offre l’erogazione di una somma di denaro vincolata da un capitale di maggiore valore: si tratta di finanziamento di denaro concesso da un istituto di credito autorizzato o anche da un privato cittadino a un soggetto o da un Ente di previdenza, come è il caso dei prestiti Inpdap.

Prestiti Inpdap per i lavoratori atipici o non percipienti di una busta paga nel pubblico impiego

A seguito dell’ondata della privatizzazione che ha colpito la Pubblica Amministrazione italiana e a seguito del processo di managerializzazione e del dettato normativo in materia di lavoro nel pubblico impiego, anche il pubblico impiego ha perso il suo tradizionale e burocratico concetto di “posto fisso ed inamovibile” che l’ho contraddistingueva fino agli inizi degli anni Novanta del XX secolo. In particolare, negli ultimissimi tempi di crisi economica del settore pubblico, di tagli agli sprechi ed ai costi che ha riguardato la Pubblica Amministrazione italiana, anche gli intenti riformistici sono volti proprio ad inserire all’interno delle amministrazioni pubbliche criteri e logiche squisitamente tipiche del lavoro del comparto privato.

Avvicinare le regole del mercato del lavoro pubblico con quelle del lavoro privato, prevedendo forme di lavoro flessibile per la sanità e per gli Enti locali oltre che per la Scuola, è questo l’obiettivo della bozza di disegno di legge delega sul pubblico impiego che dovrebbe essere presto approvata in Consiglio dei Ministri. I criteri che pervadono il comparto pubblico in materia di mercato del lavoro
sono ascrivibili ai seguenti:

  • far convergere gli assetti regolativi del lavoro del pubblico impiego con quelli del lavoro del comparto privato, favorendo l’accesso ai pubblici uffici da parte dei cittadini membri dell’Unione europea;
  • individuare le tipologie di lavoro flessibile ed atipico utilizzabili nel settore pubblico per esigenze temporanee o eccezionali;
  • prevenire l’uso distorto e strumentale delle tipologie contrattuali di lavoro flessibile;
  • valorizzare nei concorsi pubblici l’esperienza professionale acquisita con rapporto di lavoro flessibile, oltre che il possesso dei titoli di istruzione acquisiti dal candidato;
  • valorizzare le esigenze di conciliazione della vita lavorativa con quella familiare;
  • riordinare la disciplina in materia di licenziamenti per motivi disciplinari;
  • combattere l’assenteismo nel comparto pubblico;
  • favorire, anche con strumenti di semplificazione amministrativa, la mobilità volontaria dei dipendenti.

Prestiti Inpdap per i dipendenti occasionali o aticipi del pubblico impiego

Chiarita la capacità e la possibilità per il comparto pubblico di assumere soggetti lavoratori a tempo determinato, a collaborazione, a somministrazione, part time, mediante la forma del telelavoro, si capisce che anche l’Istituto di previdenza Inps (ex Inpdap) debba necessariamente adeguarsi al nuovo scenario che si sta continuamente delineando all’interno delle amministrazioni italiane pubbliche. Se l’Inps a favore dei dipendenti pubblici titolari di una busta paga, iscritti regolarmente alla Gestione Unitaria delle Prestazioni Creditizie e Sociali, riserva la possibilità di erogare prestiti e mutui; oggi, anche per i lavoratori assunti a tempo determinato o con ogni forma di contratto flessibile ed atipico possono comunque beneficiare delle attività creditizie erogate dall’ente previdenziale, a certe condizioni che occorre da subito chiarire.

Per i lavoratori del pubblico impiego assunti con contratto di lavoro a tempo determinato, possono inoltrare la domanda di richiesta del prestito purchè la durata di ammortamento ed il rimborso dello stesso avvenga entro la fine della scadenza contrattuale. Per i lavoratori a collaborazione, parimenti, è data la possibilità di richiedere e di inoltrare telematicamente la domanda del prestito Inpdap per tramite dell’amministrazione pubblica presso la quale è in servizio, a certe condizioni e dinanzi al rilascio di determinate garanzie accessorie.

Prestito Inpdap per il pubblico impiego: garanzie

Per i dipendenti del pubblico impiego assunti con contratto di lavoro a termine, non inferiore a tre anni possono fruire, ai sensi dell’articolo 13 del D.P.R. 5 gennaio 1950, n. 180, “di cessioni estinguibili nell’arco di vigenza del contratto con l’obbligo di cedere il trattamento di fine rapporto a garanzia dell’obbligazione”, come sancito dal Regolamento pubblicato ed approvato dall’INPS.

Inoltre, “I coniugi entrambi iscritti alla Gestione Unitaria delle prestazioni creditizie e sociali possono presentare distinte domande di prestito per lo stesso evento nell’anno di validità stabilito; in tal caso la somma totale erogabile non può comunque superare la spesa totale, né i limiti massimi di importo erogabile” fissati nel Regolamento. Come ulteriori garanzie richieste a tutela dell’obbligazione assunta, è possibile che venga richiesta la sottoscrizione di una polizza assicurativa  che copra il rischio di perdita del lavoro, una polizza vita o una polizza che tuteli il rischio di decesso del soggetto contraente o il rischio di eventi quali la malattia grave e l’infortunio. Come ulteriore garanzia può essere richiesta la sottoscrizione di una polizza fidejussoria o la firma di un terzo soggetto garante (avallante).