La situazione del credito nel nostro Paese continua ad essere abbastanza problematica, nonostante le dichiarazioni provenienti da un mondo bancario che sembra non rendersi conto della crescente difficoltà degli strati sociali più esposti alla crisi.
Se da una parte l’ABI (Associazione Bancaria Italiana) pone l’accento sulla crescita dei prestiti all’economia reale, dall’altra le associazioni che tutelano i consumatori sembrano di tutt’altro avviso. Chi ha ragione?
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Una situazione ancora problematica
Per capire la reale situazione del mercato tricolore del credito, la cosa migliore è fare ricorso ai report pubblicati. A partire dai dati raccolti dall’osservatorio Market Watch di Banca Ifis, dai quali è possibile desumere per grandi linee l’andamento del settore creditizio in Italia nel corso del 2016.
Il report in questione attesta come nel nostro Paese sia in atto un costante calo dei tassi di interesse, con una media attestata all’1,5 % a livello nazionale, quindi leggermente al di sotto della media europea (1,64%). Un calo che ha avuto come diretta conseguenza un aumento dei crediti concessi, con il ruolo determinante svolto dai cosiddetti crediti unsecured, quelli che sono stati concessi a società non finanziarie e a famiglie produttrici nel medio-lungo termine.
Il problema dei crediti deteriorati
A pesare sulla situazione creditizia è il problema dei cosiddetti crediti deteriorati, ovvero quelli relativi a prestiti concessi a soggetti che per un motivo o per l’altro non sono stati in grado di onorare il piano di rientro concordato a livello contrattuale.
Il rapporto tra i crediti deteriorati e il totale degli impieghi è risultato leggermente in calo a settembre 2016 nei confronti di quello che aveva caratterizzato il mese precedente, attestandosi al 10,53%. Nonostante questo lieve calo, il mercato delle sofferenze continua a viaggiare su livelli altissimi, arrivando in prossimità dei 200 miliardi di euro.
La difficoltà di ottenere prestiti
Proprio la situazione relativa alle sofferenze spiega in maniera eloquente una certa persistente chiusura del mondo creditizio verso quella fascia di clienti che non può esibire le dovute garanzie. Una fascia che tende ad allargarsi sempre di più, proprio in conseguenza del permanere della crisi e dei suoi effetti sul mercato del lavoro, resi ancora più evidenti dopo l’approvazione del Jobs Act e l’introduzione del licenziamento per motivi economici.
La nuova situazione creatasi con il saldarsi di questi fattori ha reso ancora più complicato il mercato creditizio, costringendo molte persone a cercare alternative valide.
I prestiti Inpdap a Lecce
Anche in Puglia la situazione del credito è molto problematica, anche se in lieve miglioramento nel corso degli ultimi mesi. Nonostante la vitalità economica, la regione stenta a tornare ai livelli pre-crisi e l’economia reale è costretta spesso a cercare finanziamenti in grado di dare respiro ai bilanci.
Lecce non fa naturalmente eccezione al trend in atto, anche se può giovarsi di una valvola di sfogo come quella rappresentata dall’Inpdap. L’ente sciolto nel 2011 dal governo Monti, infatti, continua a svolgere la funzione creditizia che gli era stata assegnata prima della riforma, pur essendo confluito nell’Inps. Una funzione svolta mediante una proposta che vede il concorso di piccoli prestiti, prestiti convenzionati, finanziamenti pluriennali diretti e garantiti. A rendere particolarmente appetibili questi finanziamenti, che sono concessi a dipendenti e pensionati pubblici, sono in particolare la convenienza dei tassi d’interesse e la sicurezza garantita dal permanere delle condizioni contrattuali delineate in sede contrattuale. Caratteristiche che spiegano il successo dei prestiti Inpdap anche a Lecce.