La situazione del credito in Italia continua ad essere abbastanza problematica, nonostante il miglioramento fatto registrare nel corso degli ultimi mesi. Se sono in aumento i prestiti erogati, sono però ancora molti i soggetti che non riescono a trovare ascolto presso il circuito formato da banche e finanziarie. Purtroppo continua a pesare il problema rappresentato dai cosiddetti crediti incagliati, che spingono il circuito creditizio a non allargare eccessivamente i cordoni della borsa. A risentirne è però la cosiddetta economia reale, quella formata da famiglie e imprese, spesso costrette a rivolgersi all’usura per poter far fronte alla penuria di liquidità.
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La questione dei requisiti
Chi richiede un prestito, deve avere determinati requisiti se vuole avere un minimo di possibilità di vederselo accordare. Prescindere da questo dato di fatto apre la strada ad un probabile rigetto della propria richiesta.
Molto spesso l’obiettivo viene puntato sulla capacità reddituale e sulla storia creditizia del soggetto interessato.
Il primo punto è effettivamente molto importante, in quanto gli istituti creditizi devono capire se il richiedente è in grado di onorare l’impegno assunto e pagare regolarmente le rate concordate per il piano di rientro.
Non meno importante è però il secondo punto, in quanto i soggetti che sono già stati protagonisti di contenziosi con le banche, non riuscendo a rispettare gli impegni assunti, vengono accuratamente evitati dal sistema creditizio, proprio per non esporsi ad evidenti rischi.
C’è comunque un terzo punto che va accuratamente vagliato da banche e finanziarie. Andiamo a vedere di cosa si tratti.
Il problema anagrafico
Il terzo requisito che viene vagliato con estrema attenzione dalle banche e dalle finanziarie è quello anagrafico. Per ovvie ragioni, chi si trovi in età avanzata può incontrare molta più resistenza a vedersi accordare un finanziamento. Va però sottolineato come questo orientamento stia sensibilmente mutando nel corso degli ultimi anni. Se infatti qualche tempo fa il circuito creditizio prendeva in considerazione soltanto le richieste provenienti da persone che avevano al massimo 70 anni, concordando un piano di rientro che doveva terminare in corrispondenza con il compimento del 75° anno di età, oggi non è più così e i criteri vanno allargandosi. A spingere verso questo ripensamento è stata soprattutto la constatazione che l’aspettativa di vita in Italia va ulteriormente allungandosi. Ove si decidesse di restringere il criterio anagrafico, si correrebbe quindi il rischio di escludere una larga fetta di potenziali clienti. Ogni banca ha comunque la sua politica al riguardo.
I prestiti Inpdap per i pensionati
In questo quadro, un ruolo del tutto particolare è svolto da Inpdap. L’Istituto Nazionale di Previdenza per i Dipendenti dell’Amministrazione Pubblica, infatti, prevede una capillare assistenza nei confronti dei lavoratori pubblici e statali che non termina con la fine del periodo lavorativo, ma anzi prevede una ulteriore serie di agevolazioni per chi entra nella terza età. L’Inpdap, infatti, eroga i suoi prestiti in modo diretto sino al raggiungimento dei 90 anni di età al momento del termine del prestito. Una politica che vale sia per il piccolo prestito che per i prestiti pluriennali, tale da costituire una possibile via di fuga per quegli anziani che si trovano a dover combattere magari con una pensione troppo magra.
I requisiti per poter accedere ai prestiti Inpdap per i pensionati
Va però precisato che,per poter accedere a queste forme di finanziamento agevolato, occorre rispettare i requisiti, a partire dall’iscrizione alla gestione Unitaria delle prestazioni creditizie e sociali. Al proposito va sottolineato come non sia sufficiente aver aderito e contribuito nel corso dell’attività lavorativa, ma occorre anche confermare la propria volontà di iscriversi al fondo in qualità di pensionato al momento di lasciare il lavoro. Inoltre bisogna proseguire nel pagamento della quota di contributo prevista, che però è oggetto di una notevole agevolazione, considerato che passa dall’originario 3% all’1,5%.
Occorre fare attenzione
Un altro punto di dibattito è quello che riguarda la convenienza dei prestiti Inpdap con l’avanzare dell’età. A tal proposito occorre precisare come si verifichi in effetti un notevole peggioramento delle condizioni del finanziamento. Un peggioramento dovuto in particolare alla quota che occorre versare al Fondo rischi, la quale dopo i 63 anni è oggetto di aumento quasi esponenziale. Proprio per questo motivo gli addetti ai lavori sono concordi nel ritenere che se ai lavoratori conviene quasi sempre chiedere i prestiti Inpdap, per i pensionati il discorso muta notevolmente. Per capire meglio la realtà, converrebbe comunque mettere a confronto la proposta Inpdap con quella varata da alcune banche in convenzione con l’Inps.
La proposta del mondo bancario
A questo proposito va ricordato che gli istituti bancari sono vincolati all’obbligo di offrire ai pensionati prestiti caratterizzati da condizioni più favorevoli di quelle offerte ad altre categorie. Tra gli istituti che hanno deciso di impegnarsi in tal senso, vanno ricordati in particolare Unicredit, Intesa SanPaolo, e Bnl Bnp Paribas, che hanno potuto in tal senso sfruttare la loro capillare distribuzione sul territorio.